31 maggio 2013

FILM AL CINEMA - "Fedele alla linea" di Germano Maccioni

Giovanni Lindo Ferretti (Cerreto Alpi, 9 settembre 1953) si racconta. Personaggio d’eccezione nel panorama musicale nostrano degli ultimi trent'anni, affida la narrazione in breve della sua vita privata (e non) alla videocamera di Germano Maccioni, attore e documentarista testato. Il suo volto riempie lo schermo, le sue parole echeggiano stentoree, i suoi occhi sempre così acuti e vividi esprimono sincerità di pensiero, di animo, d’azione.
Dall’esperienza punk dei primordi con i CCCP all’esperimento attuale con l'opera equestre ("Saga, il Canto dei Canti"), tutto il suo agire è un pulsare di originalità e di vita. Niente è lasciato al caso né è mai banale o prevedibile. Giovanni Lindo Ferretti rifugge il vuoto clamore dell’attualità e la pestilenza della mente del nostro tempo (spesso fonte di superate schiavitù) confermando il ritorno salvifico alle sue radici, alla Cerreto Alpi di sempre, agli amati cavalli, alle amene montagne, al vecchio, confortevole focolare domestico degli avi.
Il suo racconto è scandito dal ritmo e dalle note inconfondibili di una musica senza precedenti in casa nostra così come la sua voce calda, profonda, partecipata e coinvolgente. 
Nessun accenno ai recenti PGR ed all'amico fraterno di un tempo Massimo Zamboni concede solo un sommesso richiamo. Non cita nemmeno il suo trascorso di operatore psichiatrico. Vorremmo, quindi, poter conoscere ancora di più della sua vita e della sua quotidianità, girovagare liberi e silenziosi nella sua bella casa antica, solida, granitica come le parole che pronuncia, le storie che racconta. La politica (che non è mai religione), la fede cattolica, la famiglia, gli animali, la stalla sono tutti tasselli di un’identità un tempo percepita ed oggi raggiunta ed accettata. Perfino la morte e la malattia sono necessarie al disegno di sé ed alla comprensione profonda del mistero della vita.
Le inquadrature fedeli, il montaggio accurato, la fotografia sincera, il suono in presa diretta, le immagini di repertorio creano un piccolo gioiello in grado di coinvolgere non solo i fan. Questo docu-film, infatti, non è un elogio ai CCCP né ai CSI né, infine, al loro personaggio carismatico per antonomasia. E’ il racconto franco di un uomo ritrovato, forse non ancora del tutto pacificato, ma in perfetto equilibrio con i luoghi e la gente che lo circonda. L’immagine conclusiva della piccola giumenta che viene allattata è la sintesi compiuta del suo passato/presente, del suo essere fedele alla linea.
AleLisa

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