30 maggio 2017

CINEMA D'ESSAI - “Tutte le mattine del mondo” ("Tous les matins du monde", Francia 1991) di Alain Corneau

La sentenza “O quam cito transit gloria mundi”, presente nel De Imitatione Christi, può riassumere in breve lo straordinario Tutte le mattine del mondo, capace di dare agli spettatori una lezione di vita tra le più profonde e intense. Si tratta di uno dei migliori film storici mai realizzati, anche grazie alla cura della messinscena: dalle ambientazioni alla fotografia, dalla sceneggiatura alla musica.
La storia è tratta dal bellissimo romanzo omonimo di Pascal Quignard e la resa cinematografica, pur rimanendo fedele al testo, ne esalta e amplifica la validità. Tanti sono gli aspetti filosofici affrontati nel film ma indubbiamente quelli della vacuità delle ambizioni umane e del valore terapeutico nonché “religioso” dell’arte sono tra i più marcatamente elaborati. L’opera è un omaggio alla musica francese del XVII e XVIII secolo (in particolare quella del misterioso Monsieur de Sainte Colombe, del suo allievo Marin Marais e di Jean Baptiste Lully), eseguita dall’immenso talento di Jordi Savall, oltre che una straordinaria lezione di filosofia, di morale e di arte.
La vicenda è incentrata sul conflitto, proprio di ogni artista, tra l’ambizione umana, la brama di successo e la propria interiorità, la creazione fine a se stessa. Nel film, come nel romanzo, il tema di tale conflittualità sembra richiamare alla memoria quello molto sovente presente nella religiosità estremo-orientale e la figura di Monsieur de Sainte Colombe, ritiratosi nel suo eremo di arte e spiritualità non può non ricordare i numerosi artisti che in Giappone preferirono l’anonimato di un’arte intesa come intimo processo meditativo piuttosto che gli sfarzi di una gloria effimera quanto superficiale.
Danilo Giorgi  

Nessun commento:

Posta un commento