23 aprile 2012

CINEFORUM - "L'ospite inatteso" ("The Visitor") di Thomas McCarthy

Cinema indipendente quello di Thomas McCarthy, che, al suo secondo film, si mantiene fedele alla poetica già espressa nel precedente "Station Agent" ("The Station Agent", 2003) e che tornerà nel successivo “Mosse vincenti” (“Win Win”, 2011). Al centro della vicenda il tema dei marginali in cerca di approdo e il confronto tra personalità differenti con l’aspirazione ad un germe di comunità, sullo sfondo di un "paesaggio" statunitense ben diverso da quello proposto spesso dalle superproduzioni.
Film basato soprattutto su sceneggiatura (dello stesso McCarthy) e direzione degli attori, "L'ospite inatteso" ci mostra un maturo professore americano, dalla vita ordinaria e ripetitiva, che inaspettatamente incrocia la sua esistenza con quella di una coppia di immigrati, senegalese lei, siriano lui.
Pier

4 commenti:

  1. Anonimo2/5/12

    Bene! Non posso che confermare quanto detto la sera della proiezione: complimenti per la scelta del film, a me è piaciuto molto: realistico, con temi di grande attualità, quasi senza finale, in maniera tale da lasciarci immaginare epiloghi diversi.....e poi anche tecnicamente ben fatto. Caro Pier sei un grande!! Grazie ancora e scusami se sono stato troppo "chiacchierone" e invadente nella condivisione dopofilm........sarò molto più composto e riservato.....la prossima volta.....se mi inviterai....ahahahaha con stima donato

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  2. Mi fa piacere che tu abbia apprezzato il film e la serata. Ti ringrazio per il complimento. Quanto alla condivisione post-film: ognuno esprime il suo carattere, fa parte del gioco...magari avrai compreso perché io sia stato un po' "brusco" nell'interrompere alcuni passaggi... Quindi nessun problema...ci vediamo al prossimo appuntamento! Un abbraccio, Pier

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  3. Il film ci ha piacuto tanto, così tanto che io continuo a pensarci: perchè tanta differenza tra due personaggi principali: il professore e il ragazzio con il tamburo. Per me uno ha troppe cose da perdere: lavoro importante, il nome da scrittore da diffendere, due appatamentei ecc. L'altro ha solo il tamburo e la sua liberta, é "leggero" e la sua leggerezza si fa sentire quanto la pesantezza del altro. Ieri avevo letto ai miei figli una favola che parlava di una lumaca che voleva una casa più grande del mondo e in qualche modo è riuscita ad averla ma una volta che voleva spostarsi da un foglio al altro non è riuscità più a muoversi ed è morta. Il morale lascio in sospeso. Abbiate pazienza per il mio pessimo italiano, spero di migliorare con il tempo. Alla prossima visione.

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  4. La vicenda è incentrata sul confronto tra due personaggi agli antipodi, dal quale scaturisce un arricchimento, soprattutto per il professore, che si inizia a liberare dalle sovrastrutture che limitano la sua esistenza. Il suo percorso dal pianoforte al djembé rappresenta la riscoperta di un’adesione più immediata alla vita da parte di un alto borghese che aveva rinunciato alle emozioni, chiudendosi in abitudini condizionate dal passato e recitando un ruolo sociale privo di senso. E questo può essere un incoraggiamento per quanti si sentono intrappolati da una quotidianità limitante come la sua. Ma a mio avviso il salto compiuto dal protagonista del film non è così facile da attuare in pratica.
    Mi vengono in mente molti occidentali contemporanei che cercano di recuperare quell’adesione diretta all’esistenza - quell’agognato ritorno ad una certa naturalezza corporea, istintuale o emotiva - attraverso spunti provenienti da altre civiltà e culture, col rischio spesso della superficialità o dell’autoinganno... Penso che il confronto con altre culture o stili di vita potenzialmente sia sempre costruttivo ma non è detto che tale confronto riesca a colmare i vuoti che molti si portano dentro a causa delle condizioni storico-sociali nelle quali si trovano a vivere...

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