14 aprile 2012

FILM AL CINEMA - "Un giorno questo dolore ti sarà utile" ("Someday this pain will be useful to you") di Roberto Faenza

Sarà veramente utile, in futuro, a James, il giovane protagonista del film, il dolore che prova durante la sua adolescenza?
Tratto dall’omonimo romanzo di Peter Cameron, il film di Faenza si propone l’obiettivo di sviscerare il disagio esistenziale di questa critica fase della vita, nella quale spesso il dolore che si prova segna in modo indelebile anche quella successiva.
James è un giovane ragazzo newyorkese, benestante, figlio di genitori divorziati, entrambi  nevrotici. La madre, gallerista, è al fallimento del suo terzo matrimonio; il padre, avvocato,  è alla perenne ricerca di ragazze più giovani da conquistare anche con l’aiuto della chirurgia estetica; la sorella maggiore, studentessa appena ventitreenne già alle prese con la stesura della sua biografia, è innamorata di un uomo molto più grande di lei, sposato, che non le può offrire alcuna garanzia né di amore né di futuro. In un simile contesto, il protagonista - dall’animo delicato e tormentato, avulso dalla realtà giovanile del suo tempo (non vuole andare all’università ed alla compagnia dei suoi coetanei preferisce quella della dinamica nonna che lo supporta fino all’ultimo) - sente in  profondità la distanza abissale con la realtà circostante ma vive le sue difficoltà esistenziali con uno spirito lucido e consapevole, quasi a riprova di una normalità insolita per la sua famiglia, i cui componenti sono in perenne contrasto con sé stessi e fra di loro.
Tuttavia si esce dalla sala con la domanda d’esordio. Perché la percezione che resta dopo la visione sembra non avere molto a che fare con il dolore. Le immagini colpiscono ma le sensazioni che si vorrebbero evocare giungono blandamente e ad intermittenza: l’opera non scende mai in profondità ma resta su una superficie emozionale che viene solo scalfita e mai veramente indagata. Pur con questo limite, gli attori convincono ed il film resta comunque piacevole. Ma Faenza, co-sceneggiatore insieme a Dahlia Heyman, ha forse tradito le sue stesse intenzioni: ricordare che anche il dolore può “fare bene” quando è vissuto fino in fondo, senza che venga rinnegato.
AleLisa

1 commento:

  1. Condivido appieno. Il film nel complesso è interessante pur limitandosi ad affastellare siparietti sul malessere di un adolescente contemporaneo senza mai approfondire veramente nessuna traccia...
    Anch'io mi sono posto il dubbio proprio sulla frase del titolo...chissà se quel dolore un giorno sarà utile al protagonista? Dalla vicenda non viene fuori nessun indizio in questo senso...solo una frase della nonna...e James non resta che uno dei tanti "nevrotici" rappresentati, con la sua modalità introversa ed ansiosa che sembra l'altra faccia dell'esuberanza "vitalistica" dei genitori o della sorella... Uno dei tanti volti del malessere contemporaneo prodotto dalle condizioni storico-sociali della cosiddetta civiltà occidentale... In questo senso è un'opera interessante: perché ci mette di fronte a una realtà con la quale comunque dobbiamo fare i conti. E questo nonostante il fatto che le intenzioni di partenza degli autori possano sembrare diverse dalle conclusioni che si traggono dalla visione.

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