20 dicembre 2012

FILM AL CINEMA - "Amour" di Michael Haneke

Avviso: l'articolo rivela dettagli della trama del film
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Ci proponiamo di perseguire in queste poche righe uno sguardo analitico sul film andando oltre le apparenze di una narrazione struggente e distaccata allo stesso tempo.
L'inizio: presentazione dei personaggi, lui chiede a lei se vuole del vino e lei rifiuta. Sembrerebbe una qualsiasi scena di ordinario quotidiano ma a ben vedere sembra invece che loro non hanno proprio una buona relazione. Lei rifiuta il vino, cioè lui sbaglia ad offrirglielo. Sembrerebbe che lui usa la vita degli altri per dare essenza alla propria... e questo ci fa pensare che già il film si basa sulla non-relazione. Nei dialoghi apparentemente "carini e dolciotti" lui si arrabbia quando lei non è consapevole di quello che le è appena accaduto, pensa che lo stia prendendo in giro. Lei non vuole i medici e lui non le da ascolto, anche questo è voler dirigere la vita altrui perché non se ne ha una propria da dirigere. Lui dice "mangia sennò muori" (espressione e modalità alquanto violenta) e le impone con la forza di mangiare e bere... ma chi sta in buona relazione può trovare un modo tenero, senza imposizioni di questo genere. Alla fine lui la uccide perché lei “non è più”, cioè le impone la morte perché non può più esercitare un potere su di lei, la elimina. La figlia rappresenta il prodotto tipico di questa relazione (non-relazione) di coppia.
Noi non ci accorgiamo di questi meccanismi perché visti dall'esterno sembriamo umani, invece potrebbero esserci nella mente delle camere stagne e nessuno comprende cosa accade. Infatti il portiere loda il comportamento del bravo marito. E lui sigilla se stesso, uomo dominante, che sembra intelligente, dolce, profondo. E violento.
Osvaldo Cenci e Simona Ciammaruconi

1 commento:

  1. Cosa resta dell'amore quando si arriva al fondo della propria esistenza? Come si
    evolve in un'anziana coppia il sentimento per eccellenza quando è piegato dalla
    malattia che non lascia scampo? Il film sembra suggerirci che l'amore si traduca
    in dedizione e cura dell'altro anche nel compimento del gesto più estremo. Ritmo lento, lingaggio asciutto ed onesto, inquadrature
    fisse e stabili, immagini precise (quasi chirurgiche), volti scolpiti e movimenti calibrati descrivono con lucido distacco una vicenda che sin dall'inizio non lascia alcuno spazio alla speranza.
    Diventare vecchi non ha nulla di bello, contrariamente al luogo comune, ma è
    preludio inevitabile della morte che giunge dolorosa ed impietosa.
    Anne e George sanno bene cosa avverrà e consci di aver vissuto una vita piena,
    densa, spesa tra concerti e letture, si avvicinano al momento finale guardando
    dritto in faccia l'epilogo che lentamente e spietatamente si consuma nella
    sofferenza del corpo e della mente. La coppia si chiude al mondo (e alla figlia), nessun anelito di vita, solo ricordo di ciò che è stato e mai più sarà.
    Film adatto ad anime avvezze all'accettazione del dolore e dell'inevitabile.

    Alessandra

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