13 dicembre 2012

FILM AL CINEMA - "Moonrise Kingdom" di Wes Anderson

Un toccasana per l’anima, una passeggiata all’aria aperta per il cuore che, nonostante i graffi che qua e là riceve, continua a pulsare senza sanguinare. Non si può non venire dapprima incuriositi, poi sempre più attratti e, infine, completamente rapiti da una commedia deliziosa dai tratti quasi fiabeschi recitata da adolescenti - pressoché adulti - capaci di azioni dettate dal proprio genuino sentire, autori di gesti e comportamenti non ancora incrostati dalle vicissitudini della vita.
Film rapido e asciutto, basato su una sceneggiatura essenziale quanto incisiva che si dispiega in dialoghi e battute agro-dolci. Le immagini incastonano in piccoli quadri gli sguardi intensi e taglienti, i paesaggi accurati e le situazioni surreali (anche con il ricorso al binocolo della protagonista femminile), mentre il persuasivo e divertente accompagnamento musicale è come se raccogliesse il senso profondo di tutta l'opera. La leggerezza di "Moonrise Kingdom" non ne scalfisce mai l’intelligenza e l’originalità grazie anche all’interpretazione degli attori, tutti di grosso calibro.
E’ una bella scoperta percepirci a fondo grazie ad un film che ci fa ricordare ciò che siamo stati e che possiamo ancora essere con un po' di coraggio, quello di vivere i nostri sentimenti più sinceri, diretti e spontanei senza timore di cedimenti e senza sovrastrutture. Consci che quello che oggi siamo affonda le radici in ciò che siamo stati. Assolutamente da non perdere.
AleLisa

1 commento:

  1. Il buon Wes Anderson, ormai scafato, da in questo film il meglio di sé, depurando il suo approccio dai risvolti più sofferti (cfr. “I Tenenbaum”) per puntare su una commedia sentimentale dai tratti criptowestern, intrisa di tenerezza nei confronti dei due protagonisti adolescenti, con annesso sguardo nostalgico (ma non troppo) sugli anni ’60.
    Inconfondibile lo stile, basato sull’esplicitazione del linguaggio cinematografico (dove carrelli, dettagli e campi lunghi la fanno da padroni), la composizione di un contesto stralunato dai tratti grotteschi e surreali (ottenuto anche mediante l’accostamento di particolari tra loro dissonanti o l’inserto di elementi paradossali), una rappresentazione distanziata che raffredda le emozioni in superficie per lasciarle scorrere sottotraccia (attraverso tempi dilatati, recitazione contenuta e dialoghi improbabili). Grande attenzione viene data alla colonna sonora ed alla direzione degli attori, con alcuni volti noti usati in controparte (come Bruce Willis e Harvey Keitel).
    E “Moonrise Kingdom” fa centro: ci trascina con la levità di una fiaba, attraverso conflitti e malesseri, per lasciare l’ultima parola alle aspirazioni del cuore, invitandoci a non dimenticare i nostri sogni più puri, spesso sepolti dalle aspettative prodotte da una mente scissa dall’aspetto emotivo.

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