8 aprile 2013

FILM - "Operazione Cicero" ("Five Fingers") di Joseph Leo Mankiewicz

Basato su un episodio di spionaggio realmente accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale, "Five Fingers" parla della Storia alludendo però ad una prospettiva metastorica, ad una sorta di una metafisica rovesciata, di segno negativo: viene rappresentato un universo dominato dal caso e dall'assurdo, al centro del quale si muovono gli individui in perenne lotta reciproca per affermare ognuno la propria volontà di potenza.
Il protagonista, magistralmente interpretato da James Mason, è sì una figura a tutto tondo ma è anche un personaggio-simbolo. Innanzitutto è un anarchico-individualista: a lui non interessano le sorti della guerra, non parteggia né per l'Asse né per gli Alleati, non è connotato da nessuna ideologia o religione, è indifferente alla morale, non ha radici, né patria, né famiglia (soltanto verso al metà della vicenda si viene a sapere che è di origine albanese e che fuggì dal suo paese all'età di quindici anni). Indubbiamente possiede una propria visione dell'esistenza, se non altro implicita nel suo modo di agire, connotato da uno sguardo disincantato sulla realtà e da una pratica di vita volta alla realizzazione del proprio scopo, al di là del bene e del male. Cinico, narcisista, autocompiaciuto, padrone di sé, dai gusti raffinati, dotato di humour tagliente e di un eloquio secco ed aforistico, l'Ulysses Diello di Mankiewicz ha molto in comune con i personaggi letterari dell'estetismo decadente. Intorno a lui ruotano molti personaggi interessanti e, in questa storia di inganni e doppi giochi, ognuno alla fine rimane beffato. L'opera sembra quindi suggerire che, al di là dei vani sforzi degli uomini, sia il caso, nelle sue assurde vesti, a regolare non solo le esistenze individuali ma, a quanto pare, anche la Storia.
Lo stile di Mankiewicz possiede l'equilibrio e la misura propri della classicità espressiva: la regia aderisce ai personaggi e agli ambienti in modo concreto ed oggettivo ma dimostra al contempo una grande potenzialità di astrazione. Le musiche di Bernard Herrmann contrappuntano un film dotato di un grande senso del ritmo e di ottimi momenti di suspense, oltre che di dialoghi memorabili e spesso esilaranti. Il messaggio veicolato non è certo incoraggiante ma la visione può essere omeopaticamente catartica.
Pier

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