6 febbraio 2017

CINEMA D'ESSAI - "Onibaba" di Shindō Kaneto (Giappone 1964)

Lo straordinario film di Shindō Kaneto riesce a fondere in maniera eccellente la trama di un’antica storia buddhista - ambientata in un contesto storico tra i più avvincenti del Giappone - con una scenografia tanto semplice quanto notevole. Il sapore di leggenda, di storia didascalica aleggia in tutta l’opera, nei personaggi e nel loro modus operandi, eppure la straordinaria teatralità degli attori proietta lo spettatore in un sì mondo lontano ma incredibilmente familiare.
Il periodo della storia giapponese in cui si svolgono gli eventi (Nanboku-chō) è quello caratterizzato dall'aspro scontro tra le corti imperiali del sud contro quelle del nord, durante tutto l’arco della seconda metà del XIV secolo: una feroce guerra civile con la conseguente perdita di tutti i valori sociali e morali sia da parte delle armate che della popolazione civile. Una sorta di medioevo dunque, simile per ambientazione e caratteristiche a quello che l’occidente aveva da poco abbandonato. In tale contesto la vicenda del film, semplice e lineare, acquisisce una carica drammatica di alta intensità.
La creatura Onibaba affonda le radici nella tradizione nipponica, ricca di uno sconfinato e variegato panteon di demoni, mostri e fantasmi: nell'immaginario collettivo giapponese rappresenta una delle figure più spaventose e terrificanti. A tal proposito vale la pena osservare le bellissime xilografie di Tsukioka Yoshitoshi che la rappresentano nei suoi aspetti più spaventosi. 
Nel film tuttavia, la “crudeltà” della vecchia non sembra essere fine a se stessa, ma pervasa da una vena di erotica gelosia lesbica, aspetto che, del resto, è presente in molti film del Giappone. Questa sensualità più volte accennata, esasperata da corpi sudati e da un’ambientazione chiusa, sembra esaltarsi attraverso il bianco e nero delle immagini. 
Le cronache affermano che il regista abbia preteso che gli attori vivessero per tutta la durata delle riprese nelle capanne all'interno del canneto che fa da sfondo allo svolgimento del film. Proprio questo canneto, infine, con il suo assordante fruscio, si trasforma - grazie ad una fonica azzeccatissima - in protagonista, evidenziando ed esaltando al massimo le fughe, le paure e le pulsioni erotiche della protagonista. In pochi film la combinazione tra il lavoro sulla colonna sonora ed il sapiente uso delle riprese ha portato a risultati espressivi tanto eloquenti e coinvolgenti.   
Danilo Giorgi

Nessun commento:

Posta un commento