3 gennaio 2012

FILM AL CINEMA - "A Dangerous Method" di David Cronenberg

Uscito a Venezia 2011, porta la firma di Cronenberg ed era molto atteso dalla critica e dal pubblico.
Alla visione l’ho trovato debole nella parte che forse avrebbe dovuto caratterizzarlo maggiormente, il rapporto tra Freud e Jung; la mano viene più calcata sulla - a tratti fumettistica - storia d’amore tra Jung e la sua paziente Sabina Spielrein, interpretata troppo istericamente (e quindi in modo poco credibile) da Keira Knightley.
La motivazione di cimentarsi su un tema così appassionante non ha sostenuto certo Cronenberg nella realizzazione del film, eccezion fatta per l’ambientazione, veramente superba, di stampo viscontiano, quasi maniacale come dimostra l’uso della poltrona vera di Freud e di alcune penne d’epoca trovate presso antiquari austriaci.
Il personaggio che convince di più è quello di Otto Gross, interpretato da Vincent Cassel, psichiatra tossicodipendente che farà capitolare Jung, inducendolo ad intraprendere la storia con la sua paziente, anch’essa poi divenuta terapeuta del metodo freudiano.
In conclusione la problematica psicoanalitica viene liquidata molto presto per lasciare più spazio alla storia d’amore dei due amanti, anch’essa rivelatasi non soddisfacente.
Carla Costanzi



1 commento:

  1. Forse "A Dangerous Method" merita un po' più di indulgenza...
    Io trovo che il rapporto Freud-Jung sia rappresentato con intensità sotto il profilo del confronto umano e dialettico. E non mi aspettavo certo un approfondimento dettagliato delle tematiche psicoanalitiche, che a mio avviso avrebbe reso il film troppo ostico per i non addetti ai lavori.
    Riguardo alla storia d’amore tra Jung e la Spielrein, definirla addirittura fumettistica mi sembra eccessivo. La ritengo invece coerente con il tono generale dell’opera, volutamente freddo e distaccato. E nell’ambito di questo registro stilistico si collocano anche la fotografia e l’accuratezza dell'ambientazione.
    Quanto agli attori, ho apprezzato lo spessore con il quale Viggo Mortensen e Michael Fassbender si calano nel ruolo dei due protagonisti, mentre Keira Knightley adotta una modalità in effetti un po’ troppo sopra le righe e Vincent Cassel non fa che proporre una variante di quello che è divenuto un suo cliché, il personaggio dal fascino tenebroso.
    Al di là delle opinioni sulla resa espressiva, non lo definirei comunque un film che aiuta molto a vivere, anche se può essere utile come introduzione a due personaggi fondamentali per la storia della nostra cultura.

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