8 gennaio 2012

FILM AL CINEMA - "Il buono, il matto, il cattivo" ("Joheunnom nabbeunnom isanghannom") di Kim Jee-woon

Rocambolesca, movimentata, colorata, la rivisitazione coreana del cult movie leoniano “Il buono, il brutto e il cattivo” colpisce più per la spettacolarità che per la trama, abbastanza stiracchiata al punto da rimanere piuttosto di contorno rispetto ai momenti d’azione. Ed infatti l’abile regista, molto astutamente, cattura l'attenzione dello spettatore catapultandolo in una serie di sparatorie pirotecniche ed inseguimenti acrobatici, messi in scena con un ritmo mozzafiato e attraverso vertiginosi movimenti di macchina. Come nella epica, volutamente esagerata e prolungata, sequenza finale dell'inseguimento di massa nel deserto della Manciuria in cui convergono tutti - dalla banda del cattivo ai predoni, fino all'esercito giapponese - sulle note di “Don’t Let Me Be Misunderstood" dei Santa Esmeralda...Una baraonda!
Del terzetto di protagonisti, quello che impersona il "matto" è il vero traino di tutto il film, molto ben caratterizzato nella sua strampalataggine un po' diabolica. Il "cattivo" riflette invece un'immagine un po' distorta di sé, essendo rappresentato come una sorta di psicopatico killer, mentre il "buono" rimane piuttosto sfocato e si fa molta fatica ad identificarlo col ruolo assegnatogli d'ufficio, anche se si fa apprezzare nelle acrobazie a cavallo e nella notevole sparatoria volante. In realtà l'attribuzione dei tre differenti ruoli in questo film rimane più sfumata rispetto a quello di Leone, facendo sì che in qualche momento sia lasciato allo spettatore il compito dell'abbinamento a seconda della propria ispirazione.
Se si è disposti a perdonare la lentezza di alcuni passaggi narrativi - che a tratti inducono quasi alla noia - e a considerare assente qualsiasi intenzione di emulare il grande Sergio Leone, resta un’opera che merita la visione (quantomeno da parte degli appassionati del filone spaghetti-western) per l’avvincente regia nonché per la fotografia e la cura dei costumi. Consigliato.
Angela Montereali

1 commento:

  1. Direi che stavolta concordiamo più o meno su tutta la linea :)
    Dichiaratamente manierista (cinema sul cinema), “Il buono, il matto e il cattivo” ha in effetti i suoi maggiori pregi nello stile virtuosistico e nel ritmo di alcune sequenze d'azione (non tutte secondo me, quella finale l'ho trovata eccessivamente lunga e ripetitiva). Come omaggio è incerto sulla strada da prendere: in alcuni momenti cita quasi alla lettera il film di Leone, mentre in altri se ne discosta completamente. Sottoscrivo appieno le critiche relative al disegno dei personaggi ed alla lentezza di diversi momenti.
    Vorrei aggiungere che la modalità di rappresentazione della violenza adottata dal film a me non aiuta a vivere: tra eccessi ed efferatezze varie, la messinscena indugia volutamente sulla crudeltà e punta all’effetto visivo disturbante, come dimostra il frequente ricorso allo splatter. Questa è diventata ormai una tendenza di un certo cinema con il quale mi sento sempre meno in empatia, mentre trovo più congeniale l’illustrazione “action” dichiaratamente estetizzata, coreografica, a volte sopra le righe o deformata dall’ironia di diversi prodotti hollywoodiani contemporanei: nella sua evidente falsificazione non mi provoca nessun fastidio, pur restando capace di svolgere la sua funzione catartica. Qualche esempio: “Red” di Robert Schwentke, “Innocenti bugie” (“Knight & Day”) di James Mangold o lo stesso "Sherlock Holmes - Gioco di ombre" ("Sherlock Holmes: A Game of Shadows").

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