3 febbraio 2012

MUSICA - Concerto di Maurizio Pollini il 22/2/2012 all'Auditorium

Perché la MUSICA?
“Il concerto” ("Le concert", 2009) di Radu Mihaileanu è stato l’ultimo film visto del nostro percorso sul cinema che possa “aiutare a vivere”. In quest’opera più che in tutte le altre abbiamo colto anche la straordinaria e benefica azione di un’altra forma d’arte che può aiutarci a vivere: la musica.
Personalmente la considero la più alta e benefica rispetto a tutte le altre arti: il suo linguaggio - espressione dell’assoluto e dell’infinito - arriva in un attimo, senza intermezzi di tempo o spazio e dona emozioni pure.
Le armonie che si liberano da ogni tipo di esecuzione musicale (lasciando da parte per il momento quelle sperimentali) esigono poca comprensione intellettuale, alcune la escludono addirittura.
Forse per godere appieno di alcuni autori andrebbe previsto un breve percorso introduttivo ma credo sia sufficiente ascoltare più volte, casualmente, brani di musica e soprattutto di musica classica, per entrare in questo mondo ineffabile e misterioso e lasciarsi rapire dai suoi arabeschi uditivi.
Una ouverture operistica, una sonata, un preludio con grande orchestra…accade un miracolo…possiamo sentirci sollevati da terra e girovagare tra nuvole e stelle proprio grazie alla forza evocatrice che solo la musica sa trasmettere a chiunque abbia semplicemente due orecchie per udire.

Perché CHOPIN?
La popolarità di Chopin credo sia dovuta a due peculiarità legate alla sua musica.
La prima è connessa al fattore “moda”: nei primi anni del XX secolo era una consuetudine che le ragazze “di buona famiglia” suonassero in casa i valzer e le mazurche al piano. Il grande compositore seppe trarre ispirazione, soprattutto nelle prime composizioni, dalla musica popolare e questo facilita anche la godibilità della sua arte.
La seconda è che la personalità, molto complessa, di questo straordinario artista è legata quasi esclusivamente ad un unico strumento: il pianoforte.
Erroneamente si crede Chopin un impetuoso romantico: sebbene le sue armonie arrivino subito al cuore e siano immediatamente comprensibili al primo ascolto (si pensi alla profondità dei suoi Notturni o l’immediatezza dei suoi Preludi), nascono in realtà da studi più razionalistici (di contrappunto e di battute), logico-matematici quasi, che da vagheggiamenti musicali riconducibili al puro romanticismo.
Chopin infatti resta un “unicum” anche per essere una testa di ponte tra il classicismo (Beethoven e soprattutto Mozart) e la grande opera wagneriana. E’ sempre rivolto al passato, legato alle armonie mozartiane e belliniane, ai contrappunti bachiani, ma sa guardare con acume il suo presente (Listz e Schumann), per protendersi fino a Wagner, che sicuramente ne assorbì alcuni accordi.

Perché POLLINI?
Tutto il mondo ne parlò: era il 1960. Un enfant prodige a soli diciotto anni vince a Varsavia  il concorso Chopin, selezionato da una giuria in cui erano presenti due tra i più insigni interpreti chopiniani: Rubistein e Cortot.
L’appartenenza ad una famiglia della borghesia illuminata milanese ne fa un artista a tutto tondo, un intellettuale che spesso si è impegnato anche in campo politico e sociale (come nel concerto nel 1972 alla Scala quando fece scandalo il suo intervento sul Vietnam).
Da pochi giorni ha festeggiato il suo settantesimo compleanno e, da esecutore perfetto sotto un profilo tecnico-stilistico, ha mostrato nella maturità degli anni una sempre maggiore e più convincente forza espressiva.
Carla Costanzi

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