9 febbraio 2012

FILM AL CINEMA - "Hugo Cabret" ("Hugo") di Martin Scorsese

A poca distanza da "The Artist", esce nelle sale un'altra rievocazione cinefila del cinema delle origini. Stavolta viene celebrato George Méliès, con tanto di frammenti dei suoi film di inizio '900 che si alternano alle immagini digitali del tempo narrativo. "Hugo Cabret" è infatti ambientato negli anni '30 a Parigi, in una stazione ferroviaria, dove un orfano cerca di ridare vita ad un automa ed incrocia la sua strada con quella dell'ex maestro del cinema muto, che nel frattempo ha rinunciato alla sua arte e si è adattato al ruolo di gestore di un chiosco di giocattoli.
Scorsese, alla sua prima opera in 3D, si misura con tematiche ed ambientazioni molto diverse da quelle maggiormente ricorrenti nell'ambito della sua vasta produzione. Tratto da un libro (a metà fra graphic novel e romanzo) di Brian Selznick, il film si inserisce in un contesto che - dalla confezione al disegno dei personaggi, fino agli stilemi narrativi - rimanda al cinema "di genere" (che in tal caso si potrebbe definire fantastico-avventuroso-adolescenziale). La vicenda comunica un grandissimo amore per la settima arte, proposta quasi paradigmaticamente come risorsa che può aiutare a vivere, a qualsiasi età. E la presenza del noto regista newyorkese si riconosce, fin dalla sequenza d'apertura, nella magistrale padronanza del linguaggio cinematografico.
Dalla miscela di queste componenti emerge comunque un senso di distanza emotiva: il cuore pulsante della cinefilia, presentato attraverso una consumata arte della messinscena, si raffredda nell'obbedienza a certi stereotipi propri del contesto di riferimento. Il risultato più evidente lo si coglie nel progressivo calo della tensione narrativa: man mano che la vicenda si dipana alla sorpresa si sostituisce sempre più spesso una certa prevedibilità. "Hugo Cabret" resta quindi un film che può indubbiamente offrire spunti costruttivi, a patto di non pretendere troppa originalità e di stare al gioco, come in altri prodotti hollywoodiani. 
Pier

1 commento:

  1. Carino, favolistico, romantico anche per l'ambientazione nella bianca e innevata Parigi.
    Un intreccio narrativo articolato e ben sviluppato.
    La fine, anche se un happy ending probabilmente scontato, mi ha emozionato.
    Begli effetti speciali, sembrava quasi un cartone d'animazione.
    Scorsese osa un nuovo genere e gli riesce con risultati notevoli.

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