14 marzo 2014

FILM AL CINEMA - "Dallas Buyers Club" di Jean-Marc Vallée

"Dallas Buyer Club" ovvero come raccontare in modo davvero efficace una storia (vera) di malattia (HIV). Film secco, duro, dal taglio deciso sin dalle primissime scene. La macchina da presa segue fedelmente questa impostazione ed offre quindi immagini forti e convincenti, inquadrature quasi a filo sull'espressione dei volti e dei corpi, ciascuno dei quali accenna o rivela la patologia. Non c'é una descrizione pietitstica dei fatti e nemmeno freddezza nella narrazione ma cruda realtà riferita senza sconti. Sarebbe stato facile seguire la strada dei buoni sentimenti - visti già troppe volte sullo schermo - ma l'opera riesce a non scadere mai nel melodramma percorrendo un tracciato diverso, lineare ma mai scontato né banale.
A farla da "padrone" è Ron Woodroof, un texano rozzo, ignorante ed ottuso (come lo definisce il bravo Jared Leto nei panni dell’emaciato transessuale Royan) ma, in fondo, di buon cuore. E’ lui, infatti, l’assoluto protagonista del film (uno bravissimo e scheletrico Matthew McConaughey), che perde, lungo il tragitto, il suo connotato omofobo capendo che si può - malgrado tutto - essere migliori trasformando un’inveterata rabbia di vita (fine a sé stessa) in una pretesa tenace di resistenza alla morte. Ron sa bene di non avere scampo e, con il suo tipico stile sfacciato, prevaricatore, aggressivo, fa di tutto - anche di poco lecito - per sfuggire ad un destino segnato, riuscendo persino a riconquistare i giorni di vita esclusi dalla prima diagnosi medica. La sua figura - al di la' della volgarità che lo contraddistingue soprattutto all'inizio - emana energia, forza, determinazione, brama di vita. Gli altri attori che gli si muovono attorno risultano però un po’ troppo "sopraffatti" dalla sua onnipresenza, godendo di un’evidenza minore. Il ruolo della giovane dottoressa Eve Saks (interpretata da una dolce Jennifer Garner) viene così sfumato nonostante l’amicizia che la lega a Ron (il quale le regalerà l’unico oggetto a lui caro). Bella e a suo modo tenera - senza però alcun sentimentalismo - l’amicizia fra il protagonista e Royan, che diventerà suo partner in affari. La magrezza dei loro corpi, inoltre, scandisce le fasi del racconto rendendo ancora più riuscita la pellicola.
Film anche di denuncia sociale contro le lobbies del farmaco e l’americana Food and Drug Administration, che Ron citerà in Tribunale spuntando, alla fine, una cura diversa da quella ufficiale. Difficile per l’autore azzeccare la fine di un film come questo (qui il rischio di cadere nel melodramma era fortissimo). Eppure il regista Jean-Marc Vallé ci riesce centrando l’obiettivo con l’immagine finale. Ottima visione quindi, consigliata solo se si e' consapevoli dello spettacolo al quale si va ad assistere.
AleLisa

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