6 marzo 2014

FILM - "The Tree of Life" di Terrence Malick

Se il cinema fosse fatto solo di immagini, Malick sarebbe la sua personificazione. Le scene di questo film sono incantevoli e basterebbero per renderlo un’opera d’arte. Malick però è anche un pensatore, un regista in grado di trasporre la filosofia sullo schermo. Uomo, vita, cosmo, natura, Dio vengono uniti, in modo non forzato, in una visione armonica dell’universo.
Malick mostra tutte le sfaccettature dell’esistenza: dallo sviluppo della materia informe alla nascita della vita biologica, dal macrocosmo dell’universo al microcosmo della vita familiare. I due principi di natura e grazia introdotti dal regista stanno a simboleggiare il rapporto tra evoluzione della materia e della vita biologica (Natura) ed il rapporto tra uomo e Dio (Grazia). Le espressioni dell’evoluzione della materia nel cosmo e della vita biologica sulla terra sono rese in maniera memorabile e aprono le porte della meraviglia. L’altra faccia della vita è quella dell’umanità, dell’esistenza come coscienza e autocoscienza. Questa vita, infatti, al contrario di quella della natura è fragile e si trova spesso in balia di forze più grandi di lei: la sofferenza, la morte, la sconfitta, il dolore. E qui l’uomo entra in scena con tutte le sue miserie, inettitudini, frustrazioni e limitazioni. Così il progetto della natura chiamato uomo è frutto del grandioso mistero dell’esistenza e del suo intrinseco destino di autodistruzione e sofferenza. La sua grandezza però è nel sapersi unire a qualcosa di superiore, di spirituale, che Malick si guarda bene dal definire, ma a cui ci fa arrivare attraverso le immagini. In qualche modo ci sentiamo parte di un disegno universale che richiede di guardare oltre noi stessi, di estendere lo sguardo al di là del nostro piccolo mondo interiore per aprirci alla meraviglia e ad una visione globale e pacificata dell’esistenza.
Nabladue

7 commenti:

  1. Non ho provato le emozioni e le sensazioni alle quali rimanda la recensione.
    Peccato.
    Terrence Malick ci era perfettamente riuscito con La Sottile Linea Rossa.

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  2. Ciao Ale, lo devo vedere, ti farò sapere...

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  3. Ciao! Attendo tue allora......

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  4. Caro Nabladue, la tua recensione mi è piaciuta molto, più dello stesso film che l'ha ispirata. Ciò che hai espresso rispecchia anche un mio personale sentire nei confronti di certe tematiche. Diversa è stata invece la reazione a "The Tree of Life" (l'ho visto al cinema - quindi quasi tre anni fa - e forse dovrei rivederlo). Nonostante le indubbie aspirazioni spirituali e l'importanza dei temi trattati, come anche una sincerità d'ispirazione che non mi sembra discutibile, il risultato mi ha lasciato abbastanza perplesso. Ciò che la visione mi ha trasmesso (e che rimane nel ricordo come l'aspetto più intenso) è soprattutto il senso di inquietudine e di malessere che percorre tutto il film. La riconciliazione finale in un orizzonte trasfigurato non basta a comunicare allo spettatore pace e armonia: anzi, suona quasi posticcia se compare bruscamente dopo più di due ore a base di un martellante interrogativo angoscioso sullo sfondo di atmosfere per lo più cupe e conflittuali. Sono questi ultimi elementi che si impongono maggiormente. In tal senso non direi che il film di Malick mi abbia “aiutato a vivere”.
    Inoltre non l’ho trovato gratificante neanche sotto il profilo puramente estetico: il ritmo è lento fino a divenire a tratti noioso, anche a causa di un’impostazione stilistica complicata e poco chiara nei suoi intenti espressivi. Se ad una sceneggiatura dall’impronta antinarrativa si aggiunge una regia che frammenta il campo visivo in un continuo spostamento del punto di vista il risultato già in se stesso richiede una certa fatica allo spettatore: bisogna poi vedere se è ben ripagata… Perché tutte quelle angolazioni di ripresa inconsuete? E tutti quei movimenti di macchina complessi e disorientanti? Lo stile ritengo serva a comunicare qualcosa e in questo caso non trovo invece che comunichi altro se non la propria autoesibizione manierista. Non nego la potenza evocativa di certi passaggi e l’intensità di alcune immagini…ma a mio avviso non bastano.
    Queste le mie riserve derivanti - ripeto - dalla visione del 2011. Potrebbe essere che se lo rivedessi adesso ne avrei un’altra percezione, chissà… Inoltre non sottovaluto il risultato che sulla fruizione può avere una chiave interpretativa particolarmente efficace: a volte un articolo o un commento posso arrivare a farti piacere un film che, di per sé, non ti avrebbe convinto…

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  5. Mi riallaccio al commento, esteso e puntuale, di Pier.
    Sono rimasta delusa da questo film di T. Malick perché non mi ha trasmesso nulla.
    Eppure mi aspettavo molto.
    Il regista ha forse esagerato nel tentativo di evocare quello che era riuscito a tirare a galla con LA SOTTILE LINEA ROSSA.
    E, invece, inquadrature che vagano ovunque e non poggiano su niente.
    Chissà che non abbia tentato di imitare o di ispirarsi a qualche grande autore prima di lui (mi viene in mente S. Kubrick) perdendo però il filo del discorso (le buone intenzioni c’erano tutte ma si sono perse per strada….).

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  6. Quando ne incontravo uno che mi sembrava di mente aperta, tentavo l’esperimento del mio disegno numero uno, che ho sempre conservato. Cercavo di capire così se era veramente una persona comprensiva.
    Ma, chiunque fosse, uomo o donna, mi rispondeva: “È un cappello”. E allora non parlavo di boa, di foreste primitive, di stelle. Mi abbassavo al suo livello. Gli parlavo di bridge, di golf, di politica, di cravatte. E lui era tutto soddisfatto di avere incontrato un uomo tanto sensibile.
    Antoine de Saint-Exupéry - Il Piccolo Principe
    ciao Pietro

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  7. @Alessandra ho visto la SOTTILE LINEA ROSSA e ti confermo che ha trasmesso molto anche a me. Non concordo invece sul paragone: sono film completamente diversi e trattano anche argomenti differenti. Per quanto riguarda l'ultima osservazione non vedo per nulla un tentativo di imitare Kubrick.
    Ciao

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