1 maggio 2012

FILM AL CINEMA - "Il castello nel cielo" ("Tenkuu no Shiro Laputa") di Hayaho Miyazaki

Prendendo spunto ed ispirazione dalla città di Laputa narrata da Jonathan Swift ne “I viaggi di Gulliver”, Hayao Miyazaki disegna un altro gioiello della sua collezione di preziosi ed inimitabili film di animazione, dimostrando la sua assoluta ed incontrastata maestria nel campo.
Nel tentativo di sfuggire ai suoi numerosi inseguitori, la piccola Sheeta cade dal cielo fra le braccia di Pazu, un giovanissimo minatore pieno di coraggio ed intraprendenza, che da quel momento non si separerà più da lei, proteggendola dai tanti pericoli nei quali si imbatteranno insieme prima di raggiungere la fluttuante isola di Laputa, da tutti conosciuta ma da nessuno mai vista (tranne che dal defunto padre di Pazu - al quale nessuno ha creduto e che per questo è stato dileggiato - la cui figura il giovane protagonista maschile intende da sempre riscattare). Presto si scoprirà che Sheeta è una nobile discendente di quell’isola e che, per tale ragione, è in possesso di una pietra nera dai poteri magici di cui i loschi individui che la inseguono intendono impossessarsi. Soltanto però fra le mani della giovane fanciulla la pietra - che cela ad un tempo una rara bellezza ed una forza oscura - prende vita e produce effetti fantastici fino ad illuminare la strada che, tra nuvole dense e venti impetuosi, conduce alla mitica Laputa. 
L’autore non sembra avere molta fiducia nell'essere umano, mettendolo a nudo nella sua avida brama di potere e ricchezza. Tuttavia, i personaggi attorno ai due protagonisti non sono solo malvagi, sinistri e senza scrupoli. Infatti, accanto ad un mondo che si palesa aspro e cattivo (popolato da soggetti cinici che sembrano di primo acchito buoni ma che invece si dimostrano presto pronti a tutto pur di entrare in possesso dell’arcana pietra), ci sono pirati niente affatto pericolosi ma divertenti e a tratti spassosi come clown; possenti robot che sembrano umani ed in armonia con la natura ricca, verde e lussureggiante di Laputa; minatori non avviliti e sopraffatti da una polverosa esistenza vissuta sottoterra ma pronti e reattivi alla vita con energia, forti di valori portanti come la condivisione e l’aiuto reciproco (Pazu ottiene supporto da tutto il suo piccolo paese). Gli  stessi giovanissimi protagonisti danno prova costante di fiducia, sincerità e coraggio e si mostrano animati da un  tenero sentimento di amicizia che li unisce sin dal primo incontro. 
Si è rapiti dalla semplicità delle immagini del film, accurate nella descrizione di ciascun contesto e di ogni personaggio, poetiche e dense di una magia che porta via con sé lo spettatore in un volo lungo due ore dentro lo spazio aereo che domina la scena, per immergerlo in un mondo incantato, misterioso e ricco di avventura. Fino a Laputal'isola sospesa nel cielo (che, dal punto di vista visivo, ricorda "Il Castello dei Pirenei" di René Magritte), l’iperuranio da tutti agognato, il mondo perfetto il cui motore è un’intelligenza superiore, racchiusa all'interno di un’affascinante macchina volante costellata da una natura esplosiva e rigogliosa, portatrice di una bellezza troppo fredda e per ciò stesso creatrice anche di morte e distruzione. Miyazaki, nel definire i contorni di una natura di cui vuole evidenziare il valore assoluto, ne esalta tuttavia anche il contrasto, di cui è intrisa la vita stessa degli uomini (la perenne lotta tra bene e male). 
Alla domanda se questo film possa aiutare a vivere non può che seguire una risposta affermativa. L'atmosfera sognante generata da "Il castello nel cielo" ne rende la visione emozionante ed adatta sia agli adulti che ai bambini (non troppo piccoli), purché disposti a farsi trascinare in una dimensione spettacolare, fiabesca e surreale, priva di effetti digitali ma carica di incanto poetico.
AleLisa

2 commenti:

  1. meravigliosa recensione... lo andrò a vdere e ti dirò e mi può aiutare a vivere!
    grazie

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  2. Condivido la recensione, che trovo riesca a trasmettere l'effetto che il film può avere sullo spettatore...
    Ho apprezzato "Il castello nel cielo" nella sua dimensione creativa, fantasiosa, immaginifica...nel suo tripudio di invenzioni visive, nella capacità di evocare un'atmosfera indefinita, a metà tra il retrò ed il futuribile...nell'originalità dell'ispirazione, per quanto in parte debitrice di Asimov a mio avviso (ma questo nulla toglie, anzi).
    E' un racconto d'avventura con uno spessore epico, che non manca di ritmo e di azione. Ma anche una fiaba con dei significati sull'uomo e la natura. E concordo sul fatto che possa aiutare a vivere.

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