21 marzo 2017

CINEMA D'ESSAI - "Tredici variazioni sul tema" ("Thirteen conversations about one thing") di Jill Sprecher (Usa 2001)

"Gli ho lanciato la maledizione gitana: gli ho augurato di trovare la sua felicità…”

Tra i numerosi dialoghi di Tredici variazioni sul tema di Jill Sprecher, questa frase in particolare resta scolpita nell’animo dello spettatore come una sorta di monito per la vita. A pronunciarla è il personaggio disilluso, amaro e forse cinico interpretato da Alan Arkin, in risposta al bel ragazzo, elegante, ricco e rampante esponente della business class americana (impersonato da Matthew McConaughey), il quale, entrando nel bar, deride il gruppo di colleghi con cui il primo si trova a parlare dei suoi problemi.
Si tratta di un film profondo, che affronta con diverse riflessioni e da diversi punti di vista il tema di cosa sia la felicità, se essa sia davvero necessaria e se aiuti realmente a vivere. La regista, laureata in filosofia, è in grado di analizzare con attenzione le diverse dinamiche e modalità del sentire umano. 
L’umanità intera per millenni, ad ogni latitudine, da sempre si è interrogata su cosa sia veramente la felicità e su come raggiungerla. Sin dalle prime testimonianze letterarie in nostro possesso si è dissertato con innumerevoli variazioni sul tema su questo argomento, fornendo tante risposte forse quanti sono stati gli abitanti di questa terra sino ad oggi. 
La variazione di Jill Sprecher è geniale quanto banale: trovare la felicità equivale a perderla. La felicità è qualcosa che non si deve definire né avere la malaugurata presunzione di poter avere. Felicità forse è semplicemente lo sconfinato spettro delle variazioni di ciò che si è quando non si è infelici, tutto qui. Il concetto ricorda indubbiamente quanto riportava Platone a proposito dell’amore nel suo Simposio, ossia che raggiungere ciò che si ama (e quindi anche la felicità) significa perderlo, non amarlo più, perché con esso muore il desiderio, la brama di averlo. La felicità nel film è la mesta e forse sofferta ricerca di essa, il raggiungimento però ne sancisce la sua fine. 
Tredici variazioni sul tema è pieno di spunti di filosofia, riflessione e meditazione. Il risultato è indubbiamente di livello: ottima la sceneggiatura e sapiente la regia, che guida un cast di notevole valore. La regista si è fortemente indebitata a causa di questa produzione. Il fatto che il film non abbia avuto un grande riscontro tra la maggioranza del pubblico statunitense, attento solo a consumare commedie e blockbuster, conferma la sua elevata qualità.
Danilo Giorgi

Nessun commento:

Posta un commento