27 settembre 2012

FILM AL CINEMA - "E’ stato il figlio" di Daniele Ciprì


Daniele Ciprì - anche senza Maresco - colpisce e fa centro. Sia nella sceneggiatura (sua e di Massimo Gaudioso), sia nella fotografia (sempre sua), sia nella regia (inquadrature perfette come disegnate con il compasso). Gli attori poi sono tutti bravi (e molto, non solo quindi lo "scontato" Ton Servillo, dal quale ci si aspetta solo il meglio e lo si ottiene sempre) così come le comparse i cui volti (azzeccati) rendono ancora più godibile la visione del film. Le trovate ilari risultano originali e tali da rendere la trasposizione cinematografica del libro di Valerio Zurlini, dal quale il film è tratto, assolutamente convincente.
Il regista cattura l’attenzione dello spettatore fin dalle prime scene che nulla lasciano presagire del dramma che via via prende corpo fino a tracimare nella tragedia. Nonostante il dramma avvolga tutto il film non si soffre affatto. Il dolore non si avverte nemmeno in occasione dei due eventi maggiori che aprono e chiudono l’opera ma resta dipinto sui volti espressivi e potenti di ciascun attore. A ben guardare la vera tragedia risiede altrove, nella povertà d’animo dei personaggi principali (la famiglia Cirauolo), nel loro soggiacere alle regole di una sottocultura sempre imperante che fa del denaro la meta apparente del vero benessere, nei loro comportamenti macchiati di squallore che li porterà ad una decisione a dir poco agghiacciante. Da questa famiglia si prendono volentieri le distanze eppure, al tempo stesso, si apprezza tutta la preziosità di un film ben confezionato in ogni suo particolare. Nessuna pesantezza, quindi, accompagna lo spettatore all’uscita dalla sala. Tutt’al più un sorriso un po’ beffardo, che fa il paio con quello più cinico del regista. Visione assolutamente consigliata. 
AleLisa

3 commenti:

  1. Nel tuo articolo avverto un contrasto tra ciò che dici del film (che non appesantisce lo spettatore) e i termini che usi per descriverne la vicenda (tragedia, squallore, agghiacciante)...
    Questo è uno dei diversi film d'autore che stanno uscendo in questo periodo e che io mi ostino ad ignorare nelle segnalazioni sulle uscite settimanali dopo aver visto trailer/presentazioni...leggere la tua recensione non fa che confermarmi una certa impressione che mi ha portato ad escluderlo dal calendario delle mie personali visioni cinematografiche...
    E la spiegazione può essere sempre nella soggettività: quello che a te ha provocato quel sorriso un po' beffardo che descrivi, in potrebbe provocare una reazione completamente diversa, che magari non mi "aiuterebbe a vivere meglio". Forse mi sbaglio ma penso proprio che mi terrò il dubbio :)

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    1. Caro Pier, non trovo che ci sia contraddizione. Merito del fatto - penso - che non si prova alcun dolore o qualche altra forma di patimento.Tutto nel film è così ben disegnato che non può non riscontrarsi quanto descritto. A mio avviso è una visione alla quale potersi avvicinare senza correre grossi rischi in termini di sofferenza.

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    2. ...ammetto di essere un po' prevenuto in questo periodo nei confronti di un certo tipo di cinema :)

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