29 settembre 2012

FILM AL CINEMA - "Reality" di Matteo Garrone

Film intelligente, ben confezionato e ben recitato. Spicca su tutti Aniello Arena, che interpreta il personaggio di Luciano, pescivendolo napoletano con l'ossessione di partecipare al Grande Fratello. Nessuno degli altri attori, però, provenienti dal teatro o dal cabaret, sfigura accanto a lui; anzi, tutti contribuiscono a rappresentare una Napoli che Matteo Garrone già conosce e ci ha mostrato, occupandosi di ben altra tematica e con un differente stile narrativo, in "Gomorra" (2008).
L'opera affronta il delirio ossessivo di Luciano, uomo dall'animo fragile ed indifeso di fronte agli attacchi ed alla fascinazione di una televisione scadente e volgare, toccando il confine che si frappone tra la realtà dell'uomo comune, alle prese con una quotidianità spesso difficile, e la metarealtà di chi varca questo limite, trascinato improvvisamente in un mondo che pare solo a colori tanto è dominato da luci stroboscopiche e denaro facile. Superato il confine si entra insieme a Luciano nel mondo dell'effimero e del vacuo e si vive con lui la strana follia che lo possiede. Lo spettatore percepisce così la sottile, perniciosa labilità tra ciò-che-c'è-di-qua (il mondo reale appunto) e ciò-che-c'è-di-là (la finzione che nasce dal sogno, i cui contenuti possono essere i più disparati). Ci si chiede infatti: un po' di Luciano alberga in tutti noi? Possono le nostre seduzioni avere la forza di trasportarci altrove fino a farci perdere il contatto con la cosiddetta normalità e dipingerci come reale un mero sogno? Il film sembra suggerirci di sì, con il cenno di sgomento che ne consegue. Luciano piace e "ci costringe" a fare il tifo per lui. Per simpatia prima e per compassione dopo. 
Commedia quindi amara, con punte di tristezza, la stessa con cui si esce dalla sala. Triste, infatti, è lo spaccato di umanità che il film racconta, dove la cultura non ha posto perché occupato dal kitsch e dal degrado morale provocato da certa televisione. Ancora una volta, però, un film che aiuta la consapevolezza del nostro essere uomini e donne di questi tempi. Necessario, quindi. Da non perdere.
AleLisa

4 commenti:

  1. Trovo il tuo articolo molto ben scritto, coinvolgente al punto far venire voglia a chi legge di andare a vedere il film. Eppure io non credo che ci andrò. Il motivo è ben esemplificato nelle parole finali della tua recensione: la tristezza con cui si esce dalla sala. L'avevo intuito già dal trailer e dalle presentazioni: per questo non ho inserito "Reality" tra le segnalazioni della settimana.
    Ma questo non fa che ribadire qualcosa che già sappiamo: la soggettività di ogni approccio all'arte, seppur intesa come strumento. E' triste ma aiuta la consapevolezza, questo è il tuo messaggio: comprensibile e condivisibile. Ben venga in questo la diversità: voci differenti su opere ed esperienze differenti, che possono integrarsi in un cammino comune. Personalmente preferisco evitarmi la tristezza indotta da un film e, in senso esteso, da un'opera d'arte, che comunque non è per il fruitore un'esperienza diretta di ciò che racconta. Capisco comunque chi si pone in modo diverso.

    RispondiElimina
  2. Grazie Pier. Un film che ho molto sentito, vissuto, anche se la sensazione complessiva resta amara e triste. Ribadisco, da vedere. Anche questo modo di 'sentire' ci può essere utile. Dalla sala sono comunque uscita arricchita.

    RispondiElimina
  3. Il bello della differenza appunto, altrimenti vedremmo tutti gli stessi film e scriveremmo poi le stesse cose :)

    RispondiElimina
  4. Ciao, scorrevo la lista dei film recensiti in passato cercando qualcuno che avessi visto anche io e così mi sono imbattuto in questo...
    Io ritengo il film davvero geniale sicuramente perché in grado di spiazzare lo spettatore con il paradosso dell'idiozia della nostra modernità (intesa in particolar modo come i reality show degli degli ultimi anni). Il ritmo è sino alla fine ben sostenuto, mai prevedibile nel suo svolgimento, grottesco e profondo allo stesso tempo suscita importanti riflessioni solla società attuale lasciando un retrogusto amaro.

    RispondiElimina