29 dicembre 2011

FILM AL CINEMA - "Almanya - La mia famiglia va in Germania" ("Almanya - Willkommen in Deutschland") di Yasemin Samdereli

Una commedia su una famiglia turca emigrata in Germania raccontata attraverso tre generazioni, tra ironia e malinconia. "Almanya" parte in quarta, con un ritmo narrativo concitato e sopra le righe, che alterna passato e presente, quotidiano e rievocazione, avvalendosi più di una volta di effetti visivi che rendono esplicito il mezzo cinematografico (i siparietti d'epoca o i voli di fantasia con tanto di sottotitoli). La qualità principale del film si trova proprio nello stile, che si fa notare nella fotografia dalle tonalità cangianti a seconda del periodo storico, nei raccordi di montaggio e nei ricercati movimenti di macchina, oltre che nel talento visionario, come dimostrano le sequenze oniriche o quelle dove si sovrappongono realtà ed immaginazione.
Purtroppo la sceneggiatura, dopo l'inizio folgorante, inizia a perdere colpi e procede, per più della metà del film, lasciando dei vuoti nel raccordare i diversi tempi della narrazione, col risultato di creare un disorientamento nello spettatore a causa della difficoltà nel collegare le figure infantili del racconto degli anni '60 (i cui protagonisti sono i due capostipiti della famiglia e i loro tre figli) agli adulti del tempo presente (dove lo spazio è lasciato prevalentemente alle figure dei nonni e dei nipoti, mentre la generazione mediana resta sullo sfondo come gruppo indistinto). Quando finalmente si arriva ad una maggiore chiarezza e tutti i personaggi iniziano ad assumere dei contorni nitidi ecco che la vicenda abbandona la strada dell'ironia e prende una piega più seria e malinconica, alla quale purtroppo corrisponde un notevole calo del ritmo ed un'inclinazione alla retorica ed ai buoni sentimenti. Al cambio di registro si adegua anche lo stile, che non risparmia inquadrature liriche e uso del ralenti ad enfatizzare alcuni passaggi. Ed il finale assomiglia un po' troppo ad uno spot pubblicitario sull'integrazione culturale.
In definitiva un film che offre spunti costruttivi ai quali però non corrisponde una resa espressiva complessivamente efficace. Resta comunque un'opera che può aiutare a vivere, soprattutto chi è già predisposto all'identificazione o all'empatia nei confronti dei temi narrati.
Pier

2 commenti:

  1. Film gradevole, vivacizzato da alcuni aspetti realizzativi ben evidenziati nella recensione di Pier, ma che non presenta novità né tecniche, né tematiche.
    Ho trovato, inoltre, forzato e poco realistico l'addolcimento di una cultura tradizionalmente patriarcale. Il nonno, che prende senza consultarsi neanche con la moglie decisioni foriere di drastici cambiamenti nella vita dei suoi familiari, è comunque presentato come una figura sempre bonaria e affettuosa, venerata acriticamente, costruita per suscitare simpatia, altrettanto acritica, anche nello spettatore.
    Almanya, come altri film dedicati allo stesso tema, offre, comunque, utili spunti di riflessione sulla difficile condizione dell'immigrato che si trova a cavallo tra due culture: non può rinnegare le proprie origini e la propria identità, ma non può vivere in una perenne condizione di autoesclusione. L'auspicio è che possa elaborare una fertile sintesi degli aspetti migliori di entrambe le culture.

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  2. Concordo pienamente e ti ringrazio per il contributo: hai evidenziato due aspetti rilevanti che io invece avevo trascurato...E benvenuta sul blog!

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