27 dicembre 2011

FILM AL CINEMA - "Emotivi Anonimi" ("Les émotifs anonymes") di Jean-Pierre Améris

Un film che sembra proporsi esplicitamente come un incoraggiamento per tutti quelli che si riconoscono più o meno appartenenti al vasto mondo dei cosiddetti nevrotici. "Emotivi anonimi" parla della paura di vivere (l'altra faccia dell'ostentato vitalismo della nostra civiltà) adottando un tono fiabesco e ponendosi esplicitamente all'interno delle convenzioni della commedia, con diversi siparietti comici, un disegno dei personaggi incline alla deformazione caricaturale ed un happy end prevedibile fin dall'inizio.
La vicenda procede con ritmo spedito, le gag sono divertenti ma non abusate e il duetto attoriale raggiunge una notevole intensità espressiva. Lo spessore della sceneggiatura (del regista e di Philippe Blasband) si fa notare in alcuni passi dei dialoghi, nelle trovate non banali e nella scelta di non calcare troppo la mano sulla facile comicità.
Dietro la leggerezza dell'approccio e la levigatezza formale, questa favola contemporanea può offrire spunti interessanti per aiutarci a vivere. E non solo sotto il profilo consolatorio ma anche nella proposta di percorsi alternativi all'ideologia arrivista basata sul binomio di fama e successo.
Pier

3 commenti:

  1. Il solo trailer mi ha spinto ad andare a vederlo e questa recensione mi farà affrettare i tempi.
    Chissà se la mia predetta conclusione troverà conferma dopo la visione del film ?
    Il lasciare lo stupore libero di sortire i suoi effetti, può compiere miracoli che nemmeno le scelte.......(a buon intenditor...) più consapevoli possono sortire !

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  2. ...sono pienamente d'accordo (anche riguardo all'allusione tra le righe). E la tua è una frase che a sua volta aiuta a vivere!

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  3. Emozioni: croce e delizia per altrettanti emotivi....Alimento insostituibile per dare senso alla propria vita, c'è chi spinto da bramosia ne fa indigestione (la consumatrice di sesso del gruppo di ascolto)e chi pur essendocne attratto fortemente, ha un perenne e paralizzante timore di esserne fatto preda (i nostri innamorati, soprattutto Jean Renè).
    Lo stile fiabesco tiene per tutta la durata del film, senza mai eccedere, ma alternando i toni della commedia ingenua e divertente con i sintomi di ansie e malesseri rivelati all'interno di sedi, divenute ormai luoghi di frequentazione abbastanza consueti per la popolazione dei nevrotici (la stanza dello psicanalista o i gruppi di ascolto, passando per innocenti menzogne come "l'eremita cioccolataio" filtrato addirittura dallo schermo di un pc.
    E il cioccolato ? Collante "mitico" della storia, alimento salvifico di coloro che cercano consolazione per risollevarsi l'umore e offrono al proprio o all'altrui gusto un attimo di "libidine sottile" racchiusa sapientemente in ogni cioccolatino.

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