Liberamente ispirato a "La povera gente" di Victor Hugo, il film di Guédiguian affronta temi forti come la perdita del lavoro, le difficoltà sociali e i conflitti di coscienza. Lo stile è asciutto e minimalista, la narrazione procede per brevi parentesi e, a tratti, qualche tocco di leggerezza stempera la drammaticità della vicenda. Se la rappresentazione dei vissuti dolorosi dei personaggi è diretta ed incisiva, il riscatto viene dalla solidarietà e dalla coscienza morale dei protagonisti.
Un altro film che a buon diritto si può inserire nell'ambito del cinema che "aiuta a vivere". E, guardandolo da questa prospettiva, è difficile non notare le affinità che presenta con "Miracolo a Le Havre" di Kaurismaki, uscito nelle sale italiane appena una settimana prima. Entrambi trattano di marginalità sociale, non risparmiano di evidenziarne i risvolti drammatici ma propongono un approccio in ultima analisi ottimista, fondato sulla solidarietà. Ma, mentre Kaurismaki punta alla favola trascendente, Guédiguian propone un racconto realistico e laico. Con il rischio dell'idealizzazione che torna a far capolino...ma che si giustifica nella proposta di valori costruttivi.
Pier
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