18 dicembre 2011

FILM AL CINEMA - "Sherlock Holmes - Gioco di ombre" ("Sherlock Holmes: A Game of Shadows") di Guy Ritchie

Pare proprio che il talento visivo scomposto e manierista di Guy Ritchie abbia trovato il suo giusto calibro espressivo nell'incontro con la graphic novel di Lionel Wingram ispirata all'investigatore creato da Conan Doyle. Come autore a pieno titolo (anche di soggetto e sceneggiatura) il regista inglese ha infatti diretto film vuoti, nichilisti ed autoreferenziali come "Lock & Stock - Pazzi scatenati" ("Lock, Stock and Two Smoking Barrels", 1998), "Snatch - Lo strappo" ("Snatch", 2000) o "RocknRolla" (2008), mentre sta dando il meglio di sé man mano che si libera dall'impegno di scrivere in favore di quello della pura messinscena.
Questo secondo capitolo delle avventure di Sherlock Holmes è addirittura più riuscito e divertente del primo. Il gusto della buffoneria e del paradosso vengono spinti all'estremo, come dimostra già la scelta di rendere più esplicita l'omosessualità latente tra i due protagonisti. Ritmo incalzante, sequenze d'azione mozzafiato, personaggi azzeccati, battute divertenti e attori in gran forma, oltre a notevoli virtuosismi di regia e ad un uso intelligente degli effetti digitali, con qualche perdonabile buco di sceneggiatura...
Anche film come questo possono aiutare a vivere perché permettono l'evasione dalla quotidianità in un universo di fantasia dove proiettare in modo catartico le pulsioni aggressive e il gusto per l'avventura dello spettatore, riuscendo ad alleviare il "disagio della civiltà" di freudiana memoria. Magari non per tutti. E forse non proprio sempre, pena il rischio di utilizzare una certa cinematografia come sedativo nei confronti delle proprie insoddisfazioni personali.
Pier

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